Diario di viaggio, Den Haag. – Day 224.

Quasi due mesi senza scrivere. E questa volta non intendo senza pubblicare sul blog, intendo proprio senza scrivere nulla. Nulla tra le note del cellulare, nessun appunto sull’agenda e nulla perfino tra le pagine del mio diario. Non so perchè e non capisco nemmeno come sia possibile, visto che io senza carta e penna pensavo di non saperci stare.
Forse son stata solo molto impegnata a vivere e scrivere mi sembrava superfluo.
O, forse, avevo bisogno di una pausa per guardarmi meglio attorno.
Ho sempre usato la scrittura per interiorizzare ciò che accadeva intorno a me, per comprendere meglio le mie emozioni. È sempre stata il mezzo attraverso il quale potevo sfogare la rabbia, calmare le lacrime, descrivere l’entusiasmo, ricordare la felicità e rendermi conto di tutte queste cose.
Ultimamente, però, mi sono dedicata a vivere davvero ogni singola emozione e a cercare di interiorizzare tutto ciò semplicemente nel momento stesso in cui accade, facendo più attenzione a ciò che mi circonda, i luoghi, le persone, i suoni, i sorrisi o qualsiasi altro dettaglio. Mi è servito per capire meglio alcune cose, per conoscermi, per comprendere senza sentire la necessità di scrivere.
In tutto questo tempo ho passato momenti belli, ma anche meno felici: mi sono sentita un po’ sola, devo ammetterlo.
Dopo diversi mesi che sei fuori, beh, si tratta di te e basta, non sei più la novità, non sei più la persona a cui tutti rivolgono un sorriso o per la quale tutti provano un po’ di curiosità. No, sei tu, una persona qualunque, sei la normalità.
E tu, come puoi spiegare che per te tutto ciò non è ancora normalità? Sì, ti sei ambientata, hai nuove abitudini che ormai appartengono alla tua vita quotidiana, ma a te sembra ancora tutto nuovo e sai che c’è molto altro da scoprire e conoscere.
Ma ecco, questo lo sai tu.
Come possono gli altri immaginare? Come possono capire che anche se non segni più tutte le nuove parole olandesi sul tuo quadernino, ogni giorno cerchi di imparare qualcosa in più? Come possono immaginare che certe cose ti stupiscono ancora se per loro sono scontate? Come possono rendersi conto delle difficoltà che hai se per loro è tutto normale? Come possono sapere che ti senti sola mentre loro sono alle prese con la loro solita vita?

Non possono, semplicemente.
Non possono rendersene conto.
Non possono saperlo se non lo dici.

E la colpa non è loro, la colpa è tua che rimani in silenzio con le tue paure e la tua timidezza e piuttosto che farti conoscere, ti chiudi a riccio e ti difendi con gli aculei.
È colpa tua che ti senti debole e quasi ti arrendi, ma la sfida l’hai voluta tu.

In questo periodo non è stato semplice, ogni volta che ero giù avrei voluto prendere carta e penna e liberarmi dei miei pensieri. Avrei voluto scrivere quanto ogni singola cosa fosse difficile, ma sapevo che sarei stata solo ripetitiva e che la scrittura, forse per la prima volta in vita mia, non mi sarebbe bastata.
Ho capito che dovevo parlare, non avere paura, farmi coraggio, lanciarmi nelle conversazioni, dimostrare che quella ragazzina timida e silenziosa ha tanto da dire e ci riesce perfino in olandese.
Dovevo solo lasciare che gli altri potessero conoscermi.
E la ricompensa è arrivata. “Quale?”, vi chiederete. Probabilmente nulla che a voi sembrerà meraviglioso, ma per me vale tanto. La gezelligheid. Un misto tra happiness e coziness, che non ha una traduzione in italiano. Una sensazione di benessere e calore umano. Sì, perfino in questa terra in cui di carattere le persone sono fredde come la neve che ti cade addosso mentre vai a scuola in bici in una “normale” mattina di marzo (mi è capitato davvero!).
Arriva il giorno in cui vai da una tua compagna di classe per finire un progetto di scuola e mentre stai aprendo la porta per andar via, senti un “è stato gezellig“, accompagnato da un sorriso.
Una frase detta in due secondi mi ha cambiato la giornata.
E, da oggi in poi, voglio che sia sempre così. Voglio meno preoccupazioni e più gezelligheid. Voglio essere capace di tirar fuori me stessa davanti a persone che, fino a qualche mese fa, non sapevano della mia esistenza così come io non sapevo della loro e che ora fanno parte della mia vita. Voglio poter riprendere l’aereo i primi di luglio con la consapevolezza che ho dato il massimo in tutto e soprattutto il meglio di me alle persone.

Mi fa un po’ strano pensare che ormai il conto dei giorni non sia più di quelli trascorsi qui, ma il conto alla rovescia di quelli che mancano al mio rientro in Italia.
A proposito, lì mi aspettano tante novità, progetti e cose da fare. Ho anticipato la partenza di una settimana rispetto alla data prevista, perché c’è un’altra avventura ad aspettarmi. Tornerò e il giorno dopo avrò di nuovo lo zaino in spalla – in senso letterale! – pronta a vivere altre nuove esperienze.

«You only live once, but if you do it right, once is enough.»

gennaio-rotterdam
“Calmati, nessuna preoccupazione. Andrà tutto bene.”

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