Sogna di volare e fallo davvero.

Il racconto degli ultimi mesi e di un traguardo inaspettato.

Luci sempre accese, quelle di una metropoli che non dorme mai. Nella sua stanzetta una bambina si addormenta e sogna Peter Pan…
È con queste parole che veniva presentata la mia esibizione di gara. Volevo rappresentare proprio quella bambina, mi immedesimavo in lei. Io, però, non sognavo Peter Pan.
Ho preparato la gara in un periodo difficile: io sognavo episodi del mio passato, quelli che avrei preferito lasciare in uno di quei cassetti della memoria che non apri mai, ma che purtroppo sono stata costretta a riaprire, insieme a ferite che non potranno mai rimarginarsi.
Nonostante tutto, mi sono fatta forza e ho deciso che sarei ripartita proprio da questa gara, perché mi avrebbe permesso di concentrarmi su me stessa.
Ho scelto una canzone che conoscevo già e a cui ero legata, sembrava quasi descrivermi: la solitudine, i sogni di una bambina, tante speranze e la voglia di mettersi in gioco… tutti pezzi di un puzzle che mi rappresenta bene.

Era da tempo che avevo in mente un post sulla pole dance, l’avrei intitolato “la forza di una passione” o qualcosa del genere. E’ nato nella mia mente in un momento ben preciso: era un giorno della prima metà di dicembre, era da un po’ che sentivo il bisogno di crescere nella pole dance, da un po’ mi sentivo bloccata sempre allo stesso punto.
Bene, tra pensieri e riflessioni varie avevo deciso che mi sarei allenata con un atleta che io ammiro e seguo da diverso tempo. Gli ho scritto, ho fissato le prime due lezioni private che avrei fatto con lui, le ho segnate sulla mia agenda esattamente come segno qualsiasi altra cosa. Quell’impegno però non era come qualsiasi altra cosa, rappresentava per me un qualcosa di speciale. Talmente speciale che, subito dopo aver posato la penna, ero scoppiata a piangere di gioia… non riuscivo a crederci: di lì a breve avrei realizzato un sogno.
Fu proprio in quel momento che mi chiesi “quanto è forte la mia passione?”. Beh, deve esserlo sicuramente tanto per far scaturire in me una reazione del genere; ma deve esserlo ancor di più per farmi prenotare delle lezioni private a Roma, il che significa passare giornate intere fuori casa tra pullman e metropolitana per due ore di lezione. Lo è ancora di più se penso che persino io che vivo con orari tutti miei cerco di andare a dormire ad orari considerati più o meno normali la sera prima di ogni lezione, se penso che ogni volta che esco da quella lezione sono carica di adrenalina, che la stanchezza di quelle giornate non mi pesa mai, che nulla potrebbe farmi pentire di aver scelto di impegnarmi così tanto.

Ecco, una passione così grande comporta obiettivi altrettanto grandi: uno di questi era vincere una gara e, finalmente, posso dire di aver realizzato un altro dei miei sogni. Ho vinto proprio quella gara da cui avevo deciso di ripartire.
E’ così che vi racconto la mia vittoria all’Italian Pole Dance Contest di quest’anno.
Un anno fa prendevo parte alla mia prima gara di pole dance e mi classificavo 21esima su 42 atlete. Esattamente a metà: forse brava, ma non troppo. Una volta ricevute le schede di valutazione lessi con molta attenzione ogni consiglio dei giudici cercando di farne tesoro: avevo capito che forse stavo andando nella direzione sbagliata. Tra le tante note dei giudici una frase mi colpì dritta al cuore: “Dovresti sorridere un po’ di più”. Dopo mesi di prove e allenamenti, in gara avrei dovuto dare tutta me stessa e divertirmi e invece no, non mi ero divertita. Durante l’esibizione ero stata molto agitata, mi ero concentrata su ogni singolo passo, avevo fatto attenzione a non scivolare dal palo e a seguire la musica, ma a divertirmi non ci avevo proprio pensato e, banalmente, nessuno me lo aveva ricordato. Forse sembra scontato, ma non lo è affatto.
Quest’anno ho avuto la fortuna di essere circondata da persone che mi hanno ricordato che sul palco avrei fatto una delle cose che mi piace di più fare ed è per questo che avrei dovuto sorridere, sentirmi leggera e volare come ogni volta che penso alla pole dance.
In un anno sono cambiate tante cose dal punto di vista sportivo e non: sono cresciuta, mi sono impegnata moltissimo, ho vissuto un’infinità di esperienze positive e con il tempo ho imparato ad eliminare dalla mia vita tutte le cose e le persone negative.
Per un anno il mio focus è stato solo uno: lavorare su me stessa. Sì, soprattutto negli ultimi mesi ho lavorato su di me in ogni ambito: dalla concentrazione alla forza, dalla timidezza alla flessibilità, ho imparato a controllare la tensione e l’ansia pre-gara, ho iniziato a fare training autogeno, mi sono allenata quasi tutti giorni e al tempo stesso ho imparato quando e come recuperare, mi sono preoccupata di rispettare il mio corpo e i miei tempi e di capire esattamente cosa e quando farlo.
E’ stato un percorso lungo, ma meraviglioso. E’ stato il percorso che mi ha permesso di scendere dal palco dopo la mia esibizione ed urlare soddisfatta “sono stata una bomba” perché – pur non aspettandomi il finale che ora tutti conosciamo – io mi ero divertita come non mai, avevo portato le mie emozioni sul palco, sentivo di aver fatto del mio meglio e avevo lasciato che tutto quello che avevo da dire arrivasse al pubblico.
E così, dopo tanti sforzi e sacrifici che erano stati già ampiamente ripagati dalla mia soddisfazione personale, ho sentito chiamare il mio nome insieme alle parole “prima classificata” ed è stata un’emozione unica.
Ho raggiunto un traguardo, ma è solo un nuovo punto di partenza.

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